Comunità Italiana

Strage di Bologna, l’appello di Napolitano «Le istituzioni colmino le lacune»

Il Capo dello Stato: «La vita di inermi cittadini fu spezzata da ciechi disegni terroristici ed eversivi»

BOLOGNA – Un silenzio totale accompagna la lettura dei nomi delle 85 vittime. Bologna ricorda la strage di trent'anni fa. Dopo le polemiche per l'assenza dei ministri, è il momento della commemorazione (qui la diretta testuale). Il corteo, con lo storico striscione 'Bologna non dimentica', parte da Piazza del Nettuno e – accompagnato dagli applausi dei cittadini durante tutto il tragitto – arriva davanti alla stazione. Qui Rossella Zuffa e Camilla Andreini, due ragazze nate nel 1980, leggono i nomi delle persone che persero la vita nella strage del 2 agosto 1980. Poi la città si ferma per un minuto di silenzio in ricordo delle vittime e dei feriti.

IL MESSAGGIO DI NAPOLITANO – I bolognesi ascoltano, e poi applaudono, anche il messaggio inviato da Giorgio Napolitano a Paolo Bolognesi, presidente dell'Associazione familiari delle vittime. «Sono decorsi trent'anni da quel terribile 2 agosto 1980 – ricorda il Capo dello Stato – quando il devastante attentato alla stazione centrale di Bologna provocò ottantacinque morti e oltre duecento feriti. A essi e ai loro famigliari va il mio pensiero commosso e partecipe. La vita di inermi cittadini fu quel giorno spezzata dalla violenza di ciechi disegni terroristici ed eversivi. La definizione delle loro matrici così come la individuazione dei loro ispiratori hanno dato luogo a una tormentata vicenda di investigazioni e processi non ancora esaurita. La trasmissione della memoria di quel tragico fatto e di tutti quelli che in quegli anni hanno insanguinato l'Italia non costituisce solo un doveroso omaggio alle vittime di allora, ma impegna anche i magistrati e tutte le istituzioni a contribuire con ogni ulteriore possibile sforzo a colmare persistenti lacune e ambiguità sulle trame e le complicità sottese a quel terribile episodio».

LA LETTERA DI FINI – Anche il presidente della Camera, Gianfranco Fini, invia un messaggio all'Associazione tra i familiari delle vittime e al Commissario straordinario di Bologna, Annamaria Cancellieri. «Ritengo che il ricordo di quella tremenda giornata, vivido nelle nostre menti e nei nostri cuori – è uno dei passaggi della lettera – debba contribuire a riaffermare i valori di libertà e di legalità che sono alla base della nostra democrazia, contro ogni forma di fanatismo politico, di odio ideologico e di violenza terroristica». «Il barbaro attentato del 2 agosto 1980 che sconvolse la città di Bologna violando il suo animo generoso, costituisce una delle pagine più terribili della storia del nostro Paese ed uno degli esempi più efferati – rileva Fini – di un disumano disegno destabilizzante, che con la sua criminale azione terroristica si abbattè sull'Italia e su Bologna, producendo tanti lutti e tante indicibili sofferenze». «Formulo l'auspicio – dice ancora Fini – che venga finalmente accertata, in tutti i suoi aspetti, la verità sulla strage, facendo piena luce su una trama terroristica che ha tentato di scardinare il nostro sistema democratico e rendendo un doveroso servigio alla città, agli italiani e al nostro Paese. Rivolgo ai familiari delle vittime, alle autorità e a tutti i presenti alla commemorazione i sentimenti della mia più profonda vicinanza».

BOLOGNESI – Paolo Bolognesi lancia però dal palco un duro atto d'accusa alle istituzioni. «Dopo sei anni» la legge 206/2004 sui parenti delle vittime «è ancora in gran parte inattuata», sostiene, e perciò «la delusione dei familiari delle vittime è grande. Questo dà la misura della mancata doverosa attenzione, nei confronti delle vittime, dei governi che si sono succeduti dal 2004 a oggi. L'assenza del Governo, oggi, ne è la conferma». Bolognesi spiega che «all'inizio di questa legislatura abbiamo avuto le assicurazioni e le promesse del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, del sottosegretario Gianni Letta, del ministro della Giustizia Angelino Alfano, del ministro dell'Interno Maroni, ma nulla è stato fatto». Nel momento in cui Bolognesi legge quest'ultima frase («nulla è stato fatto») dalla piazza si sente qualche fischio. In conclusione del suo discorso, il presidente dell' Associazione ricorda il «triste tentativo di immiserire la manifestazione che è in corso ora» riferito alla commemorazione di quest'anno. «Quasi che molti politici – ha spiegato – si fossero stancati dei cittadini che scendono in piazza per ricordare e pretendere giustizia. Questa manifestazione, la solidarietà e la partecipazione dei cittadini che ogni 2 agosto vogliono farci sentire la loro vicinanza, non è un elemento di disturbo da eliminare, ma un segno di una società civile vitale, che non è disposta a farsi zittire da chi vorrebbe avere a che fare con sudditi e non con cittadini, dotati di senso critico e di volontà di partecipazione alla vita democratica».

Fonte: www.corriere.it