Sono tutti africani i sei morti nella sparatoria nella moschea di Quebec. Lo riferisce il Journal de Quebec, spiegando che due vittime sono di nazionalità algerina, una tunisina, una marocchina e altre due provenienti da un Paesi dell’Africa sub-sahariana non meglio specificati. Le vittime sono di età compresa tra 35 e 70 anni. I media locali hanno identificato anche i due fermati dalla polizia, la cui età è compresa tra la fine della ventina e l’inizio della trentina. Sono Alexandre Bissonnette e Mohamed Khadir: il secondo sarebbe di origine marocchina. La polizia canadese ha riferito che solo uno dei due arrestati è sospettato di essere il responsabile della sparatoria che ha causato 6 morti e 8 feriti, 5 dei quali gravi, nella moschea di Quebec. Il secondo uomo fermato è considerato un testimone. Lo ha chiarito la polizia delle regione francofona canadese.
La strage di Quebec City, dove sei persone sono state uccise e 8 ferite in una sparatoria nella moschea cittadina, indigna il mondo. L’attacco è avvenuto al centro culturale islamico e le vittime sono tutti uomini tra i 35 e i 70 anni. Due persone, una delle quali dopo un caccia all’uomo terminata vicino l’Ile d’Orleans sono state arrestate e un terzo sarebbe ancora in fuga.
Trudeau, violenza senza senso
Il primo ministro Justin Trudeau, che ha parlato di “violenza senza senso”, ha condannato quello che ha definito un “attentato terrorista contro i musulmani in un centro di culto e accoglienza”. “La diversità e’ la nostra forza e la tolleranza religiosa e’ un valore che, come canadesi, abbiamo caro” ha aggiunto. Anche il permier del Quebec, Philippe Couillard, ha parlato di violenza barbara e espresso solidarietà alla popolazione di fede musulmana.
Le condoglianze di Gentiloni e Tajani
Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, che ha ricevuto a Palazzo Chigi il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, ha espresso le condoglianze del suo governo a quello canadese e al presidente Trudeau. “Il governo italiano è vicino alle vittime, ai familiari, alla comunita’ musulmana canadese, oltre che al governo e al presidente Trudeau. Un modo – ha detto il presidente del Consiglio – anche per confermare il nostro atteggiamento di vicinanza e solidaretà alla stragrande maggioranza dei cittadini di fede islamica che vivono nelle nostre città, nei nostri Paesi, e che – ha sottolineato – rifiutano il terrorismo fondamentalista, anzi ne sono spesso vittime e bersagli”.
Tajiani, parlando a nome del Parlamento europeo sottolinea che “la violenza non è mai una risposta contro il terrorismo – rileva il presidente del Parlamento europeo – la soluzione si chiama dialogo e l’Unione europea crede nel dialogo interreligioso. Abbiamo lavorato e continueremo a lavorare in questa direzione”. La strada, spiega Tajani, è “formare i giovani nelle scuole, cominciare a far capire che chi dice di uccidere in nome di Dio in realtà – avverte – uccide Dio. Non è questa la strada”. Il presidente del Parlamento europeo conferma la vicinanza delle istituzioni Ue al popolo canadese e alle famiglie delle vittime della strage nella moschea e chiede “fermezza contro la violenza”.
“Ci auguriamo che fatti come questo non accadano mai più. Non deve accadere che un luogo di preghiera di qualsiasi religione sia oggetto di violenza, né in Canada né dove sono perseguitati i cristiani, dove ci sono persone che hanno il diritto di pregare e non per questo devono essere uccisi”. Le autorità della moschea hanno ringraziato per le espressioni di sostegno arrivate non solo dal tutto il mondo politico canadese ma anche dai cittadini. “Grazie per la centinaia di messaggi”, si legge nella pagina Facebook del centro culturale. Intanto sulla scia dell’attacco, sono state aumentate le misure di sicurezza tanto a Montreal che a Gatineau, sempre in Quebec. (AGI)