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Suu Kyi in Europa dopo 24 anni: ‘Investite in Birmania’

La presidente della Lega Nazionale per la Democrazia (Lnd) e leader storica dell'opposizione in Birmania, Aung San Suu Kyi, è giunta al Palazzo delle Nazioni Uniti a Ginevra dove è stata accolta da Juan Somavia, direttore generale dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo) e una folta schiera di giornalisti.

San Suu Kyi ha ricevuto un'ovazione dai delegati della Conferenza internazionale dell'Ilo. Nel suo discorso Aung San Suu Kyi ha lanciato un appello ad investire nel suo Paese per sostenere il giovane processo di democratizzazione e i giovani della Birmania.

L'ILO ha tolto dopo un decennio le restrizioni punitive sulla Birmania come riconoscimento dei progressi compiuti dal Paese, incluso una nuova legge sui sindacati, e dell'impegno a porre fine al lavoro forzato entro il 2015. L'annuncio dell'agenzia delle Nazioni Unite giunge proprio nel momento in cui la leader dell'opposizione Aung San Suu Kyi è arrivata a Ginevra per il suo primo viaggio in Europa dopo 24 anni.

SUU KYI IN EUROPA DOPO 24 ANNI, SFIDA PER NOBEL

A 24 anni dall'ultima volta, Aung San Suu Kyi è arrivata in Europa per una visita che in oltre due settimane porterà la leader dell'opposizione birmana in cinque Paesi, combinando incontri politici e familiari e cementando il suo status di icona della dissidenza. Al di là delle celebrazioni, il palcoscenico internazionale di cui ora godrà "la Signora" comporta tuttavia anche l'esigenza di trovare un nuovo equilibrio tra l'opportunità di promuovere la causa democratica birmana e la necessità di non irritare la struttura di potere esistente, per non far deragliare il processo di riforme in corso. Suu Kyi, che a fine maggio ha visitato la Thailandia nel suo primo viaggio all'estero dopo il ritorno in libertà nel 2010, é decollata ieri mattina da Rangoon alla volta di Ginevra, dove oggi terrà un discorso presso l'Organizzazione Internazionale del Lavoro.

Il viaggio proseguirà a Oslo, dove sabato 16 Suu Kyi potrà finalmente ritirare il premio Nobel per la Pace assegnatole nel 1991. Sarà poi la volta della Gran Bretagna e dell'Irlanda. A Londra la donna parlerà di fronte a entrambe le Camere del Parlamento, visiterà Oxford (dove ha studiato) e il 19 giugno passerà il suo 67esimo compleanno con i figli Alex e Kim. Suu Kyi volerà anche a Dublino, dove parteciperà a un concerto del cantante Bono, che con gli U2 le dedicò una canzone ("Walk on"). Il viaggio si concluderà il 30 giugno in Francia, su invito del nuovo presidente Francois Hollande. Il viaggio garantirà a Suu Kyi una libertà d'azione maggiore di quella trovata in Thailandia, dove le autorità hanno modificato il previsto itinerario della "Signora" anche per non darle un'eccessiva visibilità, sgradita al governo di Naypyidaw, composto da diversi esponenti dell'ex giunta militare che l'ha tenuta prigioniera per 15 degli ultimi 24 anni. Un obiettivo raggiunto solo parzialmente: in un discorso al World Economic Forum di Bangkok, tenuto con tono presidenziale, Suu Kyi – che ha dato il suo beneplacito alla sospensione delle sanzioni economiche da parte di Stati Uniti e Unione Europea – ha denunciato "l'ottimismo avventato" della comunità internazionale attorno al nuovo corso birmano, invitando gli investitori stranieri, ma anche mettendoli in guardia dai rischi. Dopo la ritrovata libertà e la recente elezione in Parlamento, le parole del premio Nobel durante il viaggio in Europa saranno attentamente scrutinate, e le trappole non mancano. Il processo di riforme nel Paese sembra pericolosamente appeso alla relazione di fiducia tra il presidente Thein Sein e Suu Kyi, e incontra resistenze tra i più irriducibili, timorosi di perdere gradualmente potere ed essere spazzati dalla Signora nelle elezioni del 2015. Proprio alla vigilia della partenza di Suu Kyi, inoltre, nell'ovest della Birmania violenze settarie tra buddisti e musulmani di etnia Rohingya hanno causato decine di morti, evidenziando come la decennale politica statale di discriminazione verso i Rohingya sia approvata quasi in blocco dai birmani. A parte un vago appello alla calma, Suu Kyi ha evitato di pronunciarsi sulla spinosa questione, che a seconda del suo approccio potrebbe costarle consensi tra i birmani o tra gli attivisti internazionali dei diritti umani. Nei 17 giorni nel Vecchio Continente, tra i tanti momenti simbolici, "la Signora" dovrà anche trovare il modo di delineare la sua visione della futura Birmania in modo più concreto, senza scontentare nessuno.

Fonte: Ansa