Fiducioso l'ex assessore regionale Pdl, capogruppo di Forza Italia nel 2000, arrestato nell'ambito dell'inchiesta sui favoritismi nell'assegnazione dei lavori post-sisma in cambio di auto e gioielli. Per i magistrati, un quadro probatorio "incontestabile"
L'AQUILA – Corruzione nell'ambito dell'assegnazione dei lavori per il post terremoto del 6 aprile 2009 1 a L'Aquila. A base non di soldi ma di "regali": auto, gioielli, oggetti di valore. E' l'accusa di cui rispondono stamane nella Procura del capoluogo abruzzese i cinque personaggi coinvolti 2, tutti di Avezzano.
{mosimage}"Non vi preoccupate, si risolverà tutto" dichiara ai giornalisti Ezio Stati, 63 anni, figura di spicco del Pdl, capogruppo di Forza Italia nel 2000 ed ex assessore regionale, entrando in Procura. Nel suo passato, una condanna per finanziamento illecito ai partiti da tesoriere della Democrazia Cristiana, che nel 2000 lo indusse a dare le dimissioni da capogruppo regionale di Forza Italia quando la sentenza passò in giudicato.
Per Stati è scattato l'arresto, come anche per Vincenzo Angeloni, ex deputato di Forza Italia proveniente da An, detenuto a Regina Coeli. Domiciliari per Marco Buzelli, compagno della figlia di Stati, Daniela, assessore regionale dimissionario con deleghe alla Protezione civile, i rifiuti e l'ambiente, sulla quale pende un provvedimento di interdizione dai pubblici uffici. Infine, per Sabatino Stornelli, attuale amministratore delegato di Selex Service Management, società di Finmeccanica, è stato disposto l'obbligo di dimora nel Comune di Roma.
Misure cautelari diversificate e calibrate in rapporto al ruolo e alle responsabilità dei protagonisti di un sistema illecito finalizzato, secondo l'accusa, all'inserimento "nella lista di beneficiari per fatti e atti connessi alla ricostruzione post sisma del 6 aprile 2009". Il quadro probatorio è "incontestabile", sostiene il procuratore capo Alfredo Rossini, corroborato da "prove evidenti dei 'doni' e delle utilità che i privati hanno corrisposto al pubblico ufficiale (Daniela Stati) e alle persone a lei vicine".
Il primo a essere interrogato è Angeloni, davanti al gup Marco Billi (e non Giuseppe Grieco, che ha firmato i provvedimenti). Dalle intercettazioni emerge che Angeloni ha regalato un anello con brillante da 15 mila euro a Daniela Stati, un'Audi 4 a Marco Buzzelli e un televisore a Ezio Stati. Angeloni è assistito dall'avvocato Antonio Milo, che difende anche Ezio Stati e la figlia Daniela. Al termine dell'interrogatorio, il legale chiede per Angeloni la scarcerazione o, in alternativa, gli arresti domiciliari "considerate le sue condizioni di salute".
"Compatibilmente con il segreto istruttorio – spiega Milo – possiamo dire che Angeloni ha respinto le interpretazioni delle intercettazioni ambientali e telefoniche date dalla Procura", indicando "testimoni per riscontrare il tipo di dialogo effettivamente posto in essere e spiegare il senso". Angeloni, aggiunge l'avvocato, esclude di aver avuto rapporti con Abruzzo Engineering, la società che farebbe capo a Stornelli, con il quale il rapporto sarebbe addirittura "conflittuale", mentre sarebbe legato da "amicizia ventennale" agli altri indagati.
Negli uffici della Procura, in località Bazzano, arriva anche Nicola Zupo, capo della squadra mobile di Pescara, per completare un lavoro che "noi abbiamo cominciato e che non è finito". Perché, come ricorda Zupo, "si tratta dello stralcio di un'altra inchiesta avviata a Pescara, ed è per questo che la Squadra mobile sta lavorando. Non posso aggiungere altro, perché il procuratore è il solo titolato a parlare, gli interrogatori sono in corso".
Intanto, in Consiglio regionale, le opposizioni chiedono una seduta straordinaria dedicata alla ricostruzione e incalzano il governatore dell'Abruzzo, Gianni Chiodi, dopo il coinvolgimento nell'inchiesta dell'assessore Stati. Chiodi viene tirato in ballo anche dalla Uil, che denuncia il "vuoto progettuale e normativo" sulla ricostruzione "riempito da corruzione e malaffare". A Chiodi e al capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, "chiedemmo una legge quadro regionale sulla ricostruzione – ricorda il sindacato – dissero che era uno strumento rigido, meglio operare con le ordinanze. Risultato: non c'è alcun progetto condiviso sulla ricostruzione, manca un quadro normativo adeguato. Condizione ideale per uno spettro di comportamenti che vanno dalla speculazione alla criminalità".
Fonte: www.repubblica.it