“L’indagine e’ iniziata ad aprile di quest’anno – ha spiegato il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli -. da quando uno sconosciuto ha pubblicato molti messaggi di sostegno e pubblicita’ di sostegno allo stato islamico e di minaccia per i cittadini e le istituzioni italiane”. I selfie che si trovavano su internet, avevano sempre un obiettivo ‘sensibile’ sullo sfondo, e davanti un biglietto con le frasi di minaccia o di proselitismo dello stato islamico. Gli investigatori hanno lavorato su quel materiale e sono cosi’ arrivati al tunisino arrestato oggi. Da li’, il passo successivo sono state le intercettazioni, che hanno permesso di ricostruire il rapporto con l’altro arrestato, il pakistano, e dimostrare la loro adesione allo stato islamico con l’intenzione di partite per svolgere addestramento da mujahidin. Ma anche attivita’ terroristica all’interno del nostro paese. “Queste persone hanno parlato di piu’ obiettivi – spiega Romanelli -. Non c’e’ mai stato un inizio di passaggio all’azione. Si parlava soprattutto di base militare di Ghedi, nel territorio bresciano. E altri possibili obiettivi, comprese le forze dell’ordine, ma in modo generico, e a danno di una societa’ di ortofrutta, nella quale lavorava il tunisino, come addetto alle pulizie”. L’addestramento, in attesa di andare un giorno in Siria, se lo stavano facendo da soli attraverso un manuale reperito su internet: si intitola la guida del mujahidin nei paesi occidentali. Ci sono istruzioni sia sui comportamenti per passare inosservati sia per confezionare armi e ordigni in modo artigianali”. Tra il materiale raccolto dagli investigatori anche una foto che Il tunisino “posto’ dalla spiaggia di Sousse” che fu teatro dell’attentato dell’Isis il 26 giugno scorso. Anche se si esclude tuttavia un coinvolgimento in quei fatti: Briki era andato in Tunisia a trovare i parenti per il Ramadan. I due arrestati sono secondo le indagini due ‘cani sciolti’: non sono emersi collegamenti con altre organizzazioni.(AGI)