Scenari ancora incerti, per Telecom, sul fronte brasiliano. La mossa degli spagnoli di Telefonica, che nei mesi scorsi hanno acquisito Gvt, la controllata brasiliana di Vivendi, ha complicato i piani del gruppo italiano. Telecom puntava forte sull’unione tra Tim Brasil e Gvt, per espandersi sul mercato sudamericano, mentre adesso, dopo l’affondo di Telefonica, è costretta a rivedere le proprie strategie. Continuare a combattere nell’affollato mercato brasiliano o vendere gli asset e lasciare il Brasile? È questo l’enigma che assilla i piani alti di Telecom. Fino a poche settimane addietro, una delle ipotesi che circolava con maggiore insistenza era legata alla creazione di una sinergia tra Tim Brasil e Oi. Successivamente aveva preso quota l’ipotesi di una parziale acquisizione di Oi da parte di Tim Brasil: la controllata brasiliana di Telecom sembrava avere messo nel mirino la parte mobile di Oi. Anche tale ipotesi sembra tramontata.
L’opzione più accreditata, negli ultimi tempi, è invece quella di un’offerta imminente che Oi, insieme ad America Movil e Telefonica, sarebbero in procinto di presentare, con l’obiettivo di accaparrarsi Tim Brasil: le tre compagnie sarebbero pronte a mettere sul piatto 10,4 miliardi di euro, ovvero 31,5 miliardi di reais. Un importo che comprenderebbe un premio del 5% per gli azionisti di maggioranza e di minoranza di Tim. Secondo i beni informati, sarebbe già stata definita la suddivisione delle quote di Tim Brasil: il 40% ad America Movil, il 32% a Telefonica e il 28% a Oi.
I presunti acquirenti, per il momento, smentiscono.
— Tim Brasil è un asset strategico per Telecom Italia. Se qualcuno vuole venire a farci visita, sarebbe meglio smetterla di fare solo rumore sui giornali, poiché certe voci generano volatilità e incertezza, che non fanno bene a chi è invece impegnato a fare le cose sul serio — ha messo in chiaro l’amministratore delegato Marco Patuano.
Lo stesso Patuano, però, non ha chiuso del tutto la porta ad un’eventuale cessione dell’asset brasiliano, ma ha avvertito che qualsiasi offerta, “per essere soltanto presa in considerazione, dovrà essere calibrata su multipli in linea con l’ultima transazione su Gvt”. Ciò significa che la valutazione di Tim Brasil, a giudizio dei vertici di Telecom, non può scendere al di sotto dei 20 miliardi di euro — il doppio di quanto sarebbero disposti ad offrire Oi, America Movil e Telefonica. Diversi segnali inducono a pensare che l’operazione abbia le gambe per camminare. A partire dall’offerta da 7 miliardi euro che il gruppo Altice ha presentato ad Oi, per rilevare le attività portoghesi di Portugal Telecom, e che potrebbe fornire ad Oi le risorse fresche per operare la stretta decisiva su Tim Brasil.
La rielezione di Dilma può aggevolare l’acquisizione di Tim
L’acquisizione di Tim Brasil, inoltre, potrebbe essere agevolata da fattori di natura politica e più precisamente dalla rielezione di Dilma Rousseff: la strategia che ha visto il colosso della rete fissa brasiliana puntare ad espandersi sul fronte interno è stata sempre sostenuta e incentivata dal governo Rousseff, che adesso difficilmente muterà la propria impostazione e continuerà a concentrare i propri sforzisul contestuale irrobustimento della posizione di Oi, anche al fine di tutelare i consumatori brasiliani. Telecom, a questo punto, potrebbe anche accettare di cedere il proprio asset brasiliano.
Quel che è certo, ad ogni modo, è che i destini di Tim Brasil e Oi sono strettamente legati. Le opzioni possibili, al momento, sono due: cessione del ramo brasiliano di Telecom o sinergia tra Tim Brasil e Oi. I piccoli azionisti del gruppo italiano spingono per la seconda opzione ed esortano il board di Telecom a cogliere “la grande opportunità rappresentata da un eventuale accordo con Oi, anche attuando un modesto aumento di capitale dedicato al Brasile, per arrivare ad una fusione che darebbe vita al principale operatore di telefonia nel Paese”. Tra indiscrezioni, smentite e continui colpi di scena, non resta che attendere le prossime settimane per avere indizi più concreti sugli scenari futuri.