Comunità Italiana

Titanic 1912 Concordia 2012

Quali insegnamenti possiamo trarre dal drammatico naufragio dell’isola del Giglio

Il 13 gennaio del 2012 l’Italia ed il mondo hanno assistito ad una immane tragedia e, forse, a qualcosa di più. Il naufragio del “Concordia”, infatti, è stato un evento straordinario non solo per la sua drammaticità ma anche per l’incredibile successione di errori umani che l’hanno caratterizzato.   La spregiudicata irresponsabilità del comandante Schettino, con ogni probabilità la causa principale del disastro, ha dato un nuovo e durissimo colpo all’immagine dell’Italia nel mondo. Con un incredibile tempismo, proprio mentre il governo Monti stava provando a restituire dignità al Paese puntando sull’affidabilità e la competenza del nuovo esecutivo, la sciagura del 13 gennaio ha rilanciato sulle pagine di tutti i giornali del mondo un’idea sbagliata e stereotipata dell’Italia e degli italiani. L’immagine di un Paese poco avvezzo al rispetto delle regole, dove tra il  “genio” e la “sregolatezza” a prevalere è tristemente (isolatamente, direi) la seconda. Questa Italia è quella più lontana dall’Europa, è l’Italia che negli ultimi venti anni ha spesso creduto di potercela fare da sola in virtù della sua “buona stella” o delle capacità taumaturgiche di un “uomo solo al comando”.   Non è così che si superano le crisi e che si torna ad essere credibili e affidabili agli occhi del mondo. Paradossalmente, e proprio all’inizio di questo 2012, che già si preannunciava come l’anno della riscossa o della ricostruzione, la tragedia dell’isola del Giglio ci ha riportato con i piedi per terra ricordandoci drammaticamente quanta poca sia la distanza che ci separa dall’abisso e dalla fine. 
 
Ma c’è un’altra agghiacciante coincidenza che ha contribuito a dare a questa tragedia un carattere unico e al tempo stesso universale: a distanza di esattamente cento anni dal naufragio del “Titanic”, il più famoso e spettacolare naufragio di tutti i tempi, il dramma del “Concordia” sembra confermare in maniera scientifica quella maledizione dei numeri che spesso si nasconde dietro ì maggiori disastri della storia.  1912-2012: A cento anni di distanza la storia si ripete. All’inizio del secolo scorso, il “Titanic” rappresentava l’invincibilità e la potenza dell’uomo sulla natura, il trionfo della macchina e del progresso, un nuovo mondo dove grandi scoperte ed enormi ricchezze andavano a braccetto. Pochi anni dopo sarebbe scoppiata la Prima Guerra Mondiale e più avanti avremmo avuto il crack economico-finanziario del 1929. Non vogliamo oggi essere uccelli di malaugurio evocando presagi nefasti e distruzioni. Fortunatamente il mondo è cambiato e non solo in peggio, guerre e tragedie hanno insegnato qualcosa e sulla scena mondiale sono apparsi nuovi giocatori in grado di condizionare e riequilibrare tanto l’economia quanto le relazioni tra i popoli e le nazioni. Ciò non deve però esimerci dal mantenere alto il senso di responsabilità di tutti, e in primo luogo di quanti hanno responsabilità politiche e di governo.
 
In questo senso la tragedia e le vittime del “Costa – Concordia” possono costituire un utile insegnamento per ognuno di noi. Un monito grave all’umanità e non solo all’Italia e agli italiani; un appello alla riscoperta di valori ultimamente obsoleti o semplicemente “fuori moda”: il rispetto delle regole, innanzitutto, la sobrietà poi (contrapposta alla spavalderia), e infine il senso di responsabilità inteso nella sua accezione più ampia, che in alcuni casi può arrivare fino al sacrificio della propria vita per salvare quella degli altri (e non il contrario).