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Tunisi, mandato d’arresto internazionale per l’ex presidente Ben Ali e famiglia

L'annuncio è stato dato oggi dal ministro dela Giustizia Lazhar Karoui Chebbi: Le accuse sono di furto e trasferimento di valuta estera. Ancora scontri in citta. Fuggiti dalle prigioni 11mila detenuti

TUNISI – La giustizia tunisina ha lanciato un mandato di arresto internazionale contro il presidente deposto Zine El Abidine Ben Ali, rifugiatosi in Arabia Saudita, contro la moglie Leïla Trabelsi, ed altri membri della famiglia, chiedendo l'aiuto dell'Interpol. L'annuncio è stato dato oggi dal ministro dela Giustizia Lazhar Karoui Chebbi: Le accuse sono di furto e trasferimento di valuta estera. Il ministro ha specificato che "Ben Ali è una persona ricercata dalla giustizia del suo paese e ci impegniamo a processare lui e i membri della sua famiglia". Inoltre ha aggiunto che il capo della sua sicurezza, il generale Ali al-Sariati, è accusato di "aver messo in pericolo la sicurezza nazionale". Infine sei dirigenti della Guardia Presidenziale, i pretoriani di Ben Ali, saranno invece processati per incitamento alla violenza.

{mosimage}Nel frattempo la tensione resta altissima 1. A Tunisi, dove sono ancora in corso manifestazioni davanti alla sede del governo, alla Casbah, la polizia ha lanciato lacrimogeni per disperdere i dimostranti. Mentre questa mattina, a differenza dei giorni scorsi, lungo la centrale Bourghiba non si registrano particolari assembramenti di persone e i cortei contro il governo di cui il viale è stato teatro per giorni.

A questo va aggiunta la notizia che circa 11mila prigionieri sono fuggiti dalle carceri tunisine dal 14 gennaio. Altri 2.460, in maggioranza prigionieri politici,

sono stati rilasciati, mentre 71 sono morti. "C'erano 31.000 persone detenute nelle prigioni. Quelle che sono fuggite sono 11.029. Dopo un primo appello lanciato sulle emittenti radiofoniche, 1.532 Prigionieri si sono consegnati spontaneamente – spiega il ministro della giustizia – lancio nuovamente un appello a tutti i prigionieri ancora in fuga di consegnarsi e tornare in prigione".

Fonte: www.repubblica.it