Comunità Italiana

Tunisia: Si profila la vittoria di Ennahdha

Nel giorno della vittoria del partito islamico Ennahdha l'atmosfera a Tunisi questa mattina era apparentemente eguale a quella di sempre, con il solito chiacchiericcio che accompagna bar e tavolini, dove i giovani si sono infilati in lunghissime discussioni, in commenti più o meno fondati, parlando del loro futuro che immaginano o sperano migliore. Il tutto mentre il quartiere generale di Ennahdha, in un bianco palazzo nell'elegante quartiere di Montplaisir, brulicava di persone, tra attivisti, funzionari, simpatizzanti e giornalisti. Tutti quelli che si trovavano all'esterno erano, non metaforicamente, con il naso all'insù nella speranza che Rached Gannouchi, il nuovo leader, facesse un'apparizione, una dichiarazione o soltanto un saluto a coloro che gli hanno affidato la speranza di scrivere una pagina migliore della Tunisia. Ma Gannouchi non s'è visto, nell'attesa, doverosa, di dati ufficiali e definitivi che tardano comunque ad arrivare. In serata però il capo della campagna elettorale della nuova formazione Abdelhamid Jlazzi ha rotto il silenzio annunciando che, secondo dati elaborati dal partito, sono stati conquistati oltre il 40 per cento dei seggi dell'Assemblea costituente. Previsioni che sembrano confermate dai primissimi (e parziali) dati ufficiali, secondo cui Ennahdha è in testa in cinque circoscrizioni, tra cui quella di Sfax, e in queste cinque circoscrizioni ottiene 15 dei 39 seggi in palio. Seguirebbe, staccatissima, la sinistra nazionalista del Congresso per la Repubblica. Mentre il partito di centro-sinistra Ettakatol ha già annunciato di aver iniziato consultazioni con il partito islamico per la costituzione di un esecutivo. Jlazzi, comunque, ha ancora una volta voluto tranquillizzare chi non crede alla vena moderata di Ennahdha: lavoreremo – ha detto – con il mondo degli affari per migliorare le condizioni sociali ed economiche ed ha promesso continuità.

"Abbiamo vinto con la democrazia non con i carri armati", ha aggiunto. Per tutta la giornata, in assenza dei risultati, gli obiettivi di decine di telecamere hanno frugato in cerca di notizie, così come molti giornalisti, in una babele di lingue. E per la felicità di gestori dei bar della zona che, da ieri mattina, sono letteralmente invasi di gente, che si aggiungono ai tradizionali clienti, i ragazzi delle università della zona. Chi temeva che il risultato delle elezioni per l'Assemblea costituente in Tunisia potesse generare timori o, peggio, paure, s'é dovuto ricredere. La Tunisia della "rivoluzione dei gelsomini" sta dando prova di grande maturità, accogliendo il successo annunciato del partito di Rached Gannouchi con il rispetto che si deve all'esito di una competizione giocata con le armi della democrazia e della correttezza. Come hanno ammesso tutti gli osservatori, a cominciare da quelli stranieri. Ennahdha ha vinto e tutti (ad eccezione di un manipolo di irriducibili che, anche questa sera, lo ha accusato di avere giocato sporco, soprattutto quando non avrebbe rispettato la tregua elettorale prima del voto) glielo hanno riconosciuto, a cominciare dagli avverarsi, anche i più accesi. Una vittoria che ora carica Ennahdha della responsabilità di cominciare a governare, in una fase di ulteriore transizione, in attesa che si arrivi, l'anno prossimo alle elezioni politiche e quindi ad un esecutivo legittimato anche sotto il segno del consenso specifico. Nella capitale, in una giornata caldissima nonostante l'autunno, sono spariti i gazebo che, per tutta la campagna elettorale, sono state delle piccole agorà dove "favorevoli" e "contrari", spesso separati solo da pochi metri, si sono guardati in cagnesco, in una guerra di nervi per carpire il consenso di qualche passante. Niente più gazebo, niente più striscioni, spesso allacciati tra due pali dell'illuminazione, che talvolta sono diventati anche un ostacolo per gli automobilisti. Ma nessuno ha protestato più di tanto. E' una giornata di festa per la Tunisia intera e non soltanto per chi ha scelto Ennahdha. Come testimonia ancora quella che viene chiamata la piazza dell'Orologio, all'ingresso di Avenue Bourghiba, addobbata di festoni con piccole bandiere tunisine. Il tutto a pochi metri dal ministero dell'Interno che, circondato da filo spinato e guardato a vista da autoblindo, ricorda che la "rivoluzione" non è certo un ricordo.

Fonte: Ansa