Il ministro degli Esteri Davutoglu chiede le scuse del governo Netanyahu per l'assalto alla flottiglia di attivisi diretta a Gaza, in cui persero la vita nove cittadini turchi. Israele: "Nessuna intenzione di chiedere scusa". Domani il premier da Obama
ANKARA – Si accentua la crisi tra Turchia e Israele. Il ministro degli Esteri di Ankara, Ahmet Davutoglu, ha annunciato la chiusura dello spazio aereo ai voli militari israeliani e ha minacciato di rompere le relazioni se il governo Netanyahu non si scuserà per l'assalto alla flottiglia di attivisi diretta a Gaza, in cui il 31 maggio scorso persero la vita nove cittadini turchi 1. Il premier israeliano ha replicato ripetendo quanto già detto più volte: il suo esecutivo non presenterà scuse formali ad Ankara. "Naturalmente siamo dispiaciuti per la perdita di vite umane ma non siamo stati noi a cominciare a usare la violenza – ha rincarato il portavoce del ministro degli Esteri Yigal Palmor – Quando si desidera avere della scuse non si usano minacce o ultimatum".
{mosimage}Parole che non fanno che aumentare l'irritazione di Ankara. "Le relazioni saranno troncate se Israele non si scuserà e se non accetterà le conclusioni di una inchiesta internazionale sull'attacco del 31 maggio", avverte Davutoglu parlando con i giornalisti a bordo dell'aereo che lo ha riportato in patria dopo una visita in Kirghizistan. Il capo della diplomazia turca, che in precedenza aveva respinto l'idea di una commissione creata da Israele per indagare sulla vicenda e insisteva per una commissione internazionale, oggi si è mostrato più morbido: "Se questa commissione dovesse concludere che il raid era scorretto e loro si scuseranno, allora potrebbe essere sufficiente", ha detto aggiungendo che la Turchia ritiene anche necessario un risarcimento.
Il capo della diplomazia turca ha in pratica ribadito quanto affermato lo scorso 28 giugno a Toronto, dove si trovava per partecipare al summit del G20, dal premier turco Tayyip Erdogan. All'epoca, però, non era chiaro se la decisione di Ankara avrebbe riguardato sia i voli civili sia quelli militari o solo questi ultimi. E oggi Davutoglu ha lasciato intendere che la Turchia potrebbe decidere altre misure contro Israele: "Se non verranno intrapresi passi, il processo d'isolamento continuerà".
Israele, però, non ammorbidisce la propria posizione. "Non abbiamo nessuna intenzione di chiedere scusa. Riteniamo piuttosto che sia vero il contrario" taglia corto il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman. Un muro contro muro che preoccupa l'Italia. "Quando sento parlare di crisi delle relazioni, addirittura di rotture, francamente mi preoccupo'' dichiara il ministro degli Esteri, Franco Frattini.
Lo scontro diplomatico tra Israele e Turchia si acuisce alla vigilia della visita di Netanyahu negli Stati Uniti. Il premier israeliano è atteso domani alla Casa Bianca da Barack Obama. Un incontro a cui sono affidate le speranze di una ripresa del dialogo diretto tra israeliani e palestinesi. Sulle quali pesa però una data che si avvicina rapidamente: il 26 settembre, giorno della scadenza del congelamento della costruzione dei nuovi insediamenti in Cisgiordania. Secondo il quotidiano Haaretz, saranno almeno 2.700 le nuove case per coloni che saranno costruite in Cisgiordania, progetti autorizzati prima dell'inizio del blocco disposto da Netanyahu. Ma il ministero della Difesa ne dovrà approvare di nuovi. E sembra che i Consigli regionali della Cisgiordania non vogliano perdere tempo. Quello di Shomron, ad esempio, ha sul tavolo un progetto per la costruzione di 800 unità abitative.
Fonte: www.repubblica.it