Comunità Italiana

Ultimo saluto a Loris

“Le morti non sono tutte uguali. C’e’ chi muore dopo un lungo percorso di vita e chiude cosi’ serenamente il proprio cammino perche’ e’ arrivato al capolinea. C’e’ chi muore, bambino giovane o adulto, perche’ aggredito da una prepotente e impietosa malattia. Ma un bambino no. Un bambino non puo’ morire perche’ un altro essere umano si e’ arrogato il diritto inesistente di togliergli la vita. Come si puo’ uccidere un bambino? Solo un folle, un pericoloso folle, puo’ compiere un tale gesto. Un folle che deve essere fermato”.

Sono le parole, quasi un urlo, del vescovo di Ragusa Paolo Urso, pronunciate nella chiesa San Giovanni Battista di Santa Croce Camerina, durante l’omelia per i funerali del piccolo Loris Stival.
Per il suo omicidio la madre e’ reclusa nel carcere di Catania e non ha preso parte alle esequie. Nella chiesa oltre ai familiari, con in prima fila il padre Davide, che ha portato la piccola bara bianca, e le istituzioni, anche i compagnetti e i docenti entrati nel luogo sacro dopo un corteo silenzioso per le vie della cittadina a lutto. Quando tragedia come queste avvengono, ha proseguito il vescovo, “la nostra umanita’ si ribella e le domande insorgono e si inseguono. Non solo quelle rivolte agli uomini, ma anche quelle rivolte a Dio. Perche’? Perche’ Dio non e’ intervenuto? Perche’ non ha bloccato la mano omicida? Se Dio e’ Padre, come puo’ permettere che un bambino, innocente e indifeso, sia ucciso e buttato in un canalone?”. Monsignor Urso ha rievocato quelle ore d’angoscia:” Dalla sera di sabato 29 novembre lo sgomento ha abitato il nostro cuore. La notizia della morte del piccolo Loris mi raggiunse a Toledo e mi fu data da due Sms di un amico, laconici e freddi, come fredda e’ la morte: Bambino scomparso a Santa Croce… Bambino ucciso. Una notizia tremenda. Un fatto assurdo. Un gesto disumano.
Veramente l’uomo ‘ha la spaventosa possibilita’ di essere disumano, di rimanere persona vendendo e perdendo al tempo stesso la propria umanita””, ha infine detto citando Benedetto XVI. (AGI)