Non credo esista al mondo un sistema di rappresentanza dei propri cittadini residenti all’estero tanto articolato e capillare come quello italiano. Questa, che oggi potrebbe sembrare un’affermazione quasi provocatoria a fronte della oggettiva crisi di questi organismi, è una realtà alla quale il più delle volte non prestiamo l’attenzione necessaria. Faccio oggi questa riflessione perché siamo alla vigilia di un’importante scadenza elettorale: nel mese di aprile – dopo oltre dieci anni dalle ultime elezioni, e a quasi sei anni dal termine del loro mandato – noi italiani residenti all’estero saremo chiamati ad eleggere i nuovi consiglieri dei COMITES (i Comitati degli Italiani all’Estero).
I COMITES sono il primo livello di rappresentanza democratica dei cittadini italiani che vivono fuori dai confini nazionali; in ogni circoscrizione consolare dove vive una collettività italiana di almeno tremila cittadini vengono eletti questi comitati, composti da dodici consiglieri eletti (diciotto nelle circoscrizioni, come quella di San Paolo, con più di centomila elettori) e da quattro (o sei) consiglieri ‘cooptati’, scelti cioè all’interno della vasta platea degli italiani senza cittadinanza formalmente riconosciuta. Compito dei COMITES è quello di rappresentare la collettività italiana di quella circoscrizione consolare anzitutto nei confronti delle autorità istituzionali italiane, Consolato ‘in primis’, ma anche delle istituzioni locali brasiliane, con le quali interagire a nome dei nostri connazionali qui residenti. Il COMITES, inoltre dà pareri al Consolato sui finanziamenti agli enti che gestiscono i corsi di lingua italiana come per quelli destinati agli organi di informazione rivolti alla comunità italo-brasiliana. Nel suo ambito possono essere costituite appositecommissioni speciali su importanti aspetti della presenza delle nostre comunità all’estero: assistenza sociale, cultura, informazione e rapporto con le giovani generazioni di italiani e italo-brasiliani presenti nel territorio. Si tratta di un impegno volontario, non retribuito, al quale lo Stato italiano destina delle piccole risorse (troppo piccole, ahinoi!) al fine di garantire un minimo di funzionamento amministrativo e logistico-funzionale.
Se il COMITES rappresenta il “primo livello” della rappresentanza degli italiani nel mondo, il “secondo livello” è costituito dal CGIE (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero); questo organismo è formato da un numero limitato di rappresentanti eletti dai consiglieri dei COMITES e dai responsabili delle principali associazioni di ciascun Paese (il Brasile, per esempio, fino ad oggi ha avuto quattro consiglieri CGIE). I membri del CGIE, una parte dei quali vengono nominati dal Ministero degli Esteri italiano tra le organizzazioni politiche, associative e sindacali maggiormente rappresentative dell’emigrazione italiana nel mondo, si riuniscono in assemblea plenaria a Roma e in “commissioni continentali” per discutere tra loro e con le autorità italiane le principali questioni che a livello continentale e internazionale riguardano i nostri connazionali che vivono nel mondo. Il “terzo livello”, infine, siamo noi parlamentari eletti all’estero, dodici deputati e sei senatori eletti dai quasi cinque milioni di elettori che compongono la cosiddetta “Circoscrizione Estero”, suddivisa a sua volta in quattro grandi ripartizioni: Europa, America Meridionale, America Centrale e Settentrionale, Australia e resto del mondo. La nostra ripartizione, il Sudamerica, elegge quattro deputati e due senatori. I parlamentari eletti all’estero sono i portatori in Parlamento degli interessi degli italiani nel mondo, ma sono al tempo stesso parlamentari come i loro colleghi, impegnati quindi in tutte le questioni di interesse nazionale e internazionale del Paese. Un sistema complesso e articolato, che qualcuno ha denominato “sofisticato” enfatizzandone la peculiarità. Un sistema però, figlio di una lotta, di una concezione e quindi di una realtà che oggi è profondamente cambiata; un sistema da riformare, in tanti suoi aspetti. Torneremo sulla necessità e le caratteristiche di questa riforma necessaria. Oggi, però, il mio modesto appello è “al VOTO”: partecipare al rinnovo di questi importanti organismi iscrivendosi alle liste elettorali e votando è il primo passo verso qualsiasi cambiamento. E i primi passi, come sempre, sono i più importanti in qualsiasi impresa.